Un nuovo approccio per parlare di Territorio
30.05.2013  | 

Un nuovo approccio per parlare di Territorio

Denis Zaghi ed Elisa Succi per AGAF

Come architetti, come progettisti, siamo abituati a percepire lo spazio come un elemento da plasmare o trasformare, da rendere conforme alle proiezioni mentali che sviluppiamo di un luogo e del suo contesto. Gli strumenti che utilizziamo portano ad elaborare una sorta di “realtà virtuale”, di rappresentazione grafi ca nella quale immaginiamo avvengano azioni, interazioni sociali, esperienze in grado di infl uenzare, nel bene (si spera) o nel male, la vita di chi le vive.
Il più delle volte il processo progettuale parte dall’ascolto di un luogo, delle persone che lo animano e si conclude con un intervento che trasforma necessariamente il luogo stesso, facendogli in alcuni casi cambiare profondamente natura. Nel corso di questo processo, dopo la fase iniziale, le interazioni fra i progettisti e i futuri fruitori prendono spesso strade parallele che per defi nizione geometrica non si incontrano mai. Gli utenti faticano a capire la complessità e l’utilità, anche sociale, del lavoro dell’architetto il quale, dal canto suo, concentra tutti gli sforzi nella creazione di questo modello ideale da radicare poi nel mondo reale. Manca il dialogo, la possibilità (la voglia?) e il tempo di parlare dello spazio, di capire le relazioni e le dinamiche che lo regolamentano, che ne segnano l’evoluzione, che lo portano al cambiamento. Gli architetti, se ne parlano, lo fanno fra di loro, con i loro strumenti, in un modo che il più delle volte si rivela sterile e che non fa altro che alimentare il divario fra loro e i cittadini...
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